Mamma posso dirti una cosa?

Ragazzino angelico con retrogusto furbo e diabolico
Buongiorno a tutti!
Dormito bene?
O sarebbe meglio chiedere: dormito abbastanza?
Io NO.
Tra l'ora legale e la terza puntata di Credits su Real Time, sulla quale a mezzanotte uno degli autori (Daniele Castrogiovanni) chiedeva pareri (l'altro, Carlo Pastore, per fortuna non ha il mio numero!), credo che avrei avuto bisogno di recuperare almeno un paio d'ore di sonno perduto.
Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi, anche perché non credo che possiate aiutarmi regalandomi un bonus di recupero sonno arretrato.
Volevo parlarvi invece di Luca, e della sua abitudine di anticipare un suo discorso o una richiesta con la domanda: «Mamma posso dirti una cosa?».
«Educato!» dirà qualcuno.
«Tenero!», penseranno altri.
«Amurusu!» si direbbe in gergo dialettale.
Mi dispiace deludervi, ma i termini che ho in mente io sono furbo e diabolico.
Lo definisco furbo perché il suo "posso?" è un modo per presentarsi come educato, gentile, e rispettoso del proprio interlocutore, cosa che lo rende diabolico dal momento che lui, già in partenza, sa che niente potrà fermarlo nel suo obiettivo di pronunciare le parole che ha pensato.
Di solito questa domanda arriva nel pomeriggio, mentre fa i compiti, e si ripete per un numero indefinito di volte.
Molto spesso il qualcosa è relativo a un dubbio da chiarire, a una consegna un po' difficile o a una riflessione filosofica su quello che sta studiando. Altre volte, invece, si tratta semplicemente di un pensiero, assolutamente fuori contesto, che lo attraversa e che lui sente il bisogno di esternare in immediato, per paura che gli sfugga.
Il più delle volte, come potete bene immaginare, il piccolo filosofo macchinatore è pienamente consapevole del fatto che io sono impegnata in altre cose, come aiutare la sorella nei compiti o scrivere un post. Per questo motivo finge di rispettare quello che sto facendo e di essere pronto ad accettare un no che rimandi il suo discorso a un momento successivo.
Più volte ho provato a rispondere «No» perché realmente non potevo prestargli attenzione o semplicemente per metterlo alla prova.
Sistematicamente, come se la comunicazione funzionasse solo da A a B e non viceversa, il mio "No" viene ignorato e il suo  pensiero, la sua richiesta o la sua riflessione vengono esplicitati in immediato. 
La dinamica è più o meno la seguente:

«Mamma posso dirti una cosa?».
«No».
Risata con occhio scintillante da cartone giapponese e grugno da figlio che, preso in giro dalla mamma, non si lascia intimorire.
«Pensavo che forse.....».

A quel punto non posso fare altro che ridere, lasciare perdere quello che sto facendo e ascoltarlo.
E che dovrei fare?
Dopotutto, se non li ascoltassi non esisterebbe Diari Motherni...


Commenti

  1. Cara Elisa. Il tuo piccolo Luca in quanto piccolo elabora ancora pensieri furbi o diabolici piccoli. Io che ho 2 ragazze in fase adolescenziale ti posso dire che ho visto negli anni crescere con loro la loro furbizia comunicativa e approfittare di strapparmi un si ad una domanda fatta appositamente mentre sono indaffarata, a casa o al lavoro, per poi sentirmi dire, "ma io te l'ho chiesto e tu mi hai detto si...ti ricordi?..." Certo che mi ricordo! La prossima volta però chiedimi le cose la sera quando bevo la mia camomilla sul divano!

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  2. Sperando che quella camomilla non faccia effetto troppo presto però!

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