Scuola Gioiosa: le prime piccole, grandi soddisfazioni!


Ebbene sì, sono passate solo tre settimane ma le prime soddisfazioni sono già arrivate.
Lavorare con passione garantisce sempre gratifiche e soddisfazioni, che non possono essere quantificate.
Provo ad elencarvene due, certa che nel tempo se ne aggiungeranno altre.
1) L'accoglienza
Per chi non ha mai lavorato in un ambiente come la scuola dell'infanzia, è difficile comprendere cosa significhi essere accolti dai bambini la mattina.
Incapaci di svegliarsi se non al decimo richiamo delle povere madri-sveglia, hanno però l'incredibile capacità di ritrovare le energie ad una velocità tale che una volta arrivati a scuola sarebbero in grado di spostare un armadio con un dito.
In maniera del tutto inversa noi, o almeno io, siamo in grado di fare rapidamente le  azioni immediatamente successive al risveglio: alzarci, svegliare un'intera famiglia riluttante al richiamo del giorno, preparare la colazione, prepararci, truccarci e  coordinare i movimenti (da bradipi assonnati) dei bambini e portarli, non si sa come, a scuola in orario (più o meno).
Da quel momento in poi, però,  le energie dimostrate poco prima sembrano dissolversi in un mondo altro senza speranza di ritorno, e l'ora che segue (generalmente dalle 8:30 alle 9:30) sembriamo immersi in una bolla d'aria che ci rende lenti, incapaci di comprendere qualsiasi lingua umana, impacciati nei movimenti e con un irrimediabile desiderio di ritornare a dormire fino a data da destinarsi.
Quando arrivo a scuola, quindi, somiglio più ad un robot che, comprendendo la mia incapacità di orientarmi nel mondo dei viventi, si sostituisce a me, guidandomi in automatico nel percorso da fare a piedi e indirizzando il mio dito sul campanello della scuola.
Ma dentro trovo loro che, incuranti della mia lentezza e della mia inadeguata deambulazione, mollano in un istante qualsiasi cosa stiano facendo, a branco prendono la rincorsa e cercando ognuno uno spazio per sé tra le mie gambe, le mie braccia e il mio bacino, mi stringono salutandomi come se piuttosto che appena venti ore fossero passati almeno 20 anni.
Ora, pazienza il capogiro da quasi quarantenne, pazienza il rischio quotidiano di cadere rovinosamente, ma ditemi voi se questa non è l'accoglienza che ognuno vorrebbe trovare ogni mattina a lavoro...
2) La spontaneità
Così come sono pronti ad accoglierti come parte della loro esistenza già  dal secondo giorno i bambini sono anche incredibilmente spontanei.
Questo li porta a dimostrarti il loro affetto senza quelle barriere ostiche che spesso noi adulti eleviamo tra noi e il resto del mondo. Per questo motivo sono pronti a sorriderti e abbracciarti con la stessa facilità con cui possono metterti il broncio per sottolineare una tua mancanza più o meno grave (come ad esempio aver salutato un altro bambino prima o non aver riservato il posto d'onore accanto a te nel cerchio magico del gioco).
Difficilmente  da un bambino ci si può aspettare falsità o eccessiva premeditazione.
Quello che fanno, ciò che dicono e il modo in cui si relazionano il più delle volte è assolutamente genuino e spontaneo.
A proposito di spontaneità, vi lascio con un episodio di qualche giorno fa che è degno di essere riportato.
Poiché si erano tutti spostati nel lato della mensa, mi sono ritrovata nella sala principale con i pochi bambini che ancora non si erano seduti a tavola.
Osservandoli, mi sono accorta che G., tre anni scarsi, stava trafficando con qualcosa di piccolo nelle mani.
Biondo platino e con gli occhi meravigliosamente chiari, G. è una bambina che occuperebbe a giusta ragione le pagine di qualsiasi catalogo pubblicitario. Preoccupata che stesse giocando con una perlina o comunque con un oggetto facile da ingoiare, l'ho chiamata e porgendole il palmo della mano le ho chiesto: «Cosa stai facendo, tesoro? Mi fai vedere?».
A quel punto lei, senza minimamente scomporsi, e con una calma difficile da raccontare, si è avvicinata a me e col suo piccolo indice ha poggiato sulla mia mano quello che l'aveva tenuta occupata fino a poco prima: un simpaticissimo prodotto del suo bel nasino trasformato da lei in una piccola e carinissima pallina.
Incredula non ho saputo fare altro che dirle "grazie" per quel dono così prezioso e spontaneo.
E vi assicuro che, forse per la faccia della bambina, forse per l'assoluta naturalezza del gesto, non sono neanche riuscita a provare fastidio.
Sarà che mi hanno già stregata?

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