Buongiorno. O, meglio: Buondì a tutti!

Fonte: La Repubblica
Buongiorno!
O, forse, dovrei dire Buondì, nella speranza che questo saluto non venga considerato un oltraggio al   buon gusto e non ferisca la sensibilità di qualcuno.
Ho 39 anni, un marito e due figli, sono cattolica, credo di essere cresciuta all’insegna di buoni e sani principi morali, sogno una vita in cui la mia famiglia possa crescere unita e caratterizzata da buona salute e saldi legami, sono dotata di un certo grado di empatia che mi consente di mettermi nei panni delle persone che soffrono o hanno sofferto e questo mi rende particolarmente sensibile nei loro confronti, tanto da evitare, o sforzarmi di farlo, qualsiasi occasione di gettare sale nelle loro ferite.
Oltre a tutto questo, purtroppo per alcuni, ma con mia grandissima fortuna, sono una persona ironica: amo l’ironia e credo che sia l’arma più potente contro la depressione perché consente di strappare sorrisi e quindi reazioni positive anche nelle situazioni più drammatiche.
Quando parlo di ironia, ovviamente, mi riferisco alla vera ironia, quella pungente, immediata, intelligente, che  può essere apprezzata solo da persone che siano altrettanto sottili e dotate di una specifica forma di intelligenza.
Con mio grande rammarico, però, constato ogni giorno che questa forma di ironia è sempre più elitaria, poiché sempre meno persone sono capaci di comprenderla o, ancor di più, di produrla.
La reazione spropositata al nuovospot della Motta ne è una chiara dimostrazione.
Per chi non l’avesse ancora visto, questo spot ritrae una madre e una figlia nel momento della merenda. La figlia chiede alla madre la merendina, elogiandone con enfasi tutte le caratteristiche che la rendono un prodotto buono e sano. La madre, per affermare il contrario, pronuncia uno dei modi di dire più diffuso nel linguaggio comune: “Non esiste una merenda così. Possa un asteroide colpirmi se esiste”.
Peccato, però, che non faccia in tempo a finire la frase, dal momento che l’asteroide la centra in pieno. Segue la classica frase: “La pubblicità riprenderà il più presto possibile”.
Io, lo confesso, ho riso di gusto, ho trovato la cosa geniale perché assolutamente inaspettata.
Non tutti, però, la pensano come me.
C’è chi grida allo scandalo, chi sostiene che la pubblicità sia un oltraggio alla sofferenza dei bambini orfani, chi addirittura si chiede se sia lecito fare passare lo spot in fasce orarie non protette, esponendo i bambini a un simile messaggio traumatico.



Io vorrei portare questa gente a riflettere su una serie di punti.

1)   la sofferenza dei bambini orfani non è assolutamente messa in discussione per una serie svariata di motivi, primo fra tutti il fatto che il 99,9% di quei bambini difficilmente avrà perso un genitore in seguito allo scagliarsi di un asteroide;

2)   la pubblicità ci mostra con chiarezza e semplicità quanto la nostra lingua a volte possa essere usata in modo spietato e lontano da ogni fondamento concreto nella realtà:  se ogni modo di dire trovasse immediata corrispondenza nei fatti, il mondo sarebbe colpito da continue e molteplici catastrofi quotidiane;

3)   a differenza di quanto si voglia far credere, la pubblicità ha, a mio parere, anche un lato educativo (deformazione professionale, lo so!) perché ammonisce tutti quei genitori che pur di dissuadere i propri figli dal fare una cosa, sono disposti a mentire spudoratamente giurando e spergiurando.

4)    sull'esposizione dei bambini (e non solo) a messaggi pubblicitari poco educativi e/o traumatici ci sarebbe un intero trattato da scrivere, per l'infinita  quantità di messaggi subliminali che inducono a cercare la ricchezza per essere felici, spingono a giocare d'azzardo pur avvisando che potrebbe essere pericoloso e patologico, spogliano donne e uomini per pubblicizzare profumi come se gli abiti inibissero l'azione sensuale della fragranza in questione; per non parlare poi delle pubblicità stupide e di bassissima qualità che sono un oltraggio all'intelligenza del pubblico televisivo e, molto più, ai veri pubblicitari.

Soprattutto in merito all'ultimo punto mi sono fatta un'idea molto triste in proposito che non fa certo onore alla nostra società: la creatività e la capacità di andare oltre le cose scontate spaventano la gente, sopratutto quella incapace di comprendere per grettezza, superficialità o, semplicemente, per ignoranza. La loro banalità viene oggi fustigata dal meteorite della Motta.
Peggio per loro.
E se, come dice Søren Kierkegaard nel suo  Diario,  (1834/55, postumo 1909/49)  "L'ironia è una forma di ipertensione di cui, com'è noto, si può anche morire", io preferisco morire dalle ri...


Commenti

  1. Io la pubblicità l'ho vista...presa alla sprovvista lì per lì ho sobbalzato pure!!! ...però polemiche e humor a parte, a me a non piacere è proprio il Buondì e non credo rispecchi l'idea di coniugare la voglia di golosità con la leggerezza

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  2. Io non discuto la qualità del prodotto in sè. Non sono nutrizionista quindi non potrei mai farlo. Ricordo che a me piaceva moltissimo e adesso la mangerei molto volentieri se non fossi intollerante al latte. Il prodotto pubblicitario, però, merita di essere valutato per quello che è, cioè una bella campagna in grado di attirare l'attenzione del pubblico in modo assurdo e proprio per questo mai e poi mai interpretabile come diseducativo e pericoloso.
    Un abbraccio e grazie per il tuo commento.

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