Scusa, tu vai a scuola? (Gl)i (s)vantaggi di essere "bassina"

Buon pomeriggio!
Non vi chiedo se vi sono mancata perché una risposta negativa, adesso, ferirebbe irrimediabilmente il mio ego.
E a  proposito di ego, volevo parlarvi di levatura, non morale, ma fisica.
Nello specifico, volevo raccontarvi della mia esperienza personale legata all'essere, come dice mio figlio, diversamente alta.
Gli episodi da raccontare sarebbero moltissimi, tanti che ovviamente non potrei ricordarmeli tutti, quindi cercherò di riportare i più significativi, tentando di focalizzare la vostra attenzione su un aspetto che può rivelarsi tanto negativo quanto positivo: confondere le idee della gente sulla propria età cronologica.
Generalmente, probabilmente per incapacità di guardare oltre le apparenze, la gente associa basso a piccolo di età, forse per la pigrizia di guardare bene i dettagli nello sguardo, nei lineamenti e, col passare del tempo, le rughe della pelle.
Da sempre, quindi, la mia età è stata un mistero per le persone che non mi conoscono abbastanza da conoscere il mio anno di nascita. 
L'episodio più significativo risale al lontano 1996, anno in cui, dopo tanta attesa, ho raggiunto la maggiore età, cosa che mi inorgogliva, mi faceva sentire una donnina pronta a tuffarmi nel mondo degli adulti, e mi faceva pensare di essere un po' più degna della considerazione e del rispetto altrui.
Fiera dei miei 18 anni, dunque, durante uno dei nostri viaggi verso Verona, mi sono recata alla cassa di un autogrill  e ho chiesto con sicurezza: «Un Gratta e Vinci, per favore».
Il cassiere mi ha squadrato, e con aria molto perplessa mi ha chiesto se ci fosse uno dei miei genitori nei paraggi, domanda a cui, inizialmente, ho risposto dicendo che  i miei erano proprio dietro di me. Dopo averci riflettuto, però, ho chiesto il perché di quella domanda e ho specificato che ero maggiorenne.
Il cassiere ha finto di crederci, e con aria di sufficienza ha staccato il Gratta e Vinci e me lo ha venduto.
Negli anni successivi spesso e volentieri ho dovuto dimostrare con le parole quando non addirittura con i documenti di avere raggiunto (ma anche superato di molto) la maggiore età.
Più volte, in occasione di feste diocesane e parrocchiali mi sono sentita spingere da altri educatori che mi invitavano a sedermi salvo poi ridere a crepapelle nell'accorgersi che si trattava di me e non di un loro Accierrino di 9 anni... Altre volte i genitori faticavano ad affidarmi i loro figli e mi chiedevano, con aria preoccupata, se però ci fossero anche educatori più grandi, e stentavano a credermi quando li rassicuravo dicendo che avevo superato i 25 anni da un bel po'.
Questa cosa, devo dire, per quanto inizialmente mi infastidisse un po' (provate voi a  dire ad una ragazzina appena uscita dall'adolescenza che non si vede affatto e che sembrerà per sempre bambina!) adesso mi diverte molto,  soprattutto quando la gente, dopo aver scoperto la mia età mi risponde che non dimostro affatto i miei anni.
Proprio l'altra sera una signora, dopo avermi parlato ripetutamente come se avessi 15 anni, mi ha osservato per un po' e mi ha chiesto: «E tu? Vai a scuola?».
A quel punto io, molto divertita, ho risposto che a scuola ci vanno i miei due figli di nove e sette anni e che io sono laureata da un bel po' ( e altrettanto disoccupata) e a giugno compirò 39 anni!
La signora, incredula, mi ha detto ripetute volte che non lo avrebbe mai detto, che sembro una ragazzina e che li porto benissimo.
Quindi, ditemi voi, non è un bel vantaggio?
Per non parlare, poi, della possibilità di acquistare vestiti a metà prezzo segliendo la taglia 11-12 anni (ma indosso anche la 9-10!).
Per gli svantaggi ci si può attrezzare: marciapiedi e scalini per salutare le persone alte, un marito alto per gli sportelli irraggiungibili e sgabelli resistenti qualora lui non fosse sempre a portata di mano!

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