Ci Ridiamo Su: "cretini" di qualità

Buongiorno!
Da quanto tempo non vi lasciate andare ad una risata liberatoria?
Come sapete io, negli ultimi tempi, me ne sono concesse parecchie e devo dire che l'effetto è stato alquanto benefico.
Perchè, si sa, non c'è niente di meglio di una sana risata.
E parlando di sane risate non posso fare a meno di pensare a loro, persone che sono tanto più speciali quanto più si mettono in ridicolo, persone la cui missione primaria è quella di fare del sorriso una medicina, un'arma potentissima contro la depressione, specialmente in situazioni in cui gravi malattie fisiche o vicende personali molto traumatiche porterebbero ad affermare, senza possibiltà di replica, che "non c'è niente da ridere".
Con loro, invece, e forse sarebbe meglio dire grazie  a loro, c'è sempre da ridere e sarà per questo che hanno fondato Ci ridiamo su, un'associazione di comicoterapia che opera in tutto il territorio di  Ragusa, negli ospedali e in tutti i contesti caratterizzati da sofferenza, paura e depressione legati a disagi anche molto gravi (reparti oncologici, case per anziani, comunità per bambini o adulti con disagio sociale o psicofisico, ma anche scuole, in un'ottica di prevenzione del disagio scolastico).
L'associazione è formata da un gruppo di Clown Dottori e di Volontari del sorriso, operatori socio-sanitari e culturali professionali  che hanno scelto di canalizzare la propria formazione socio psicopedagogica  ma anche anche artistica verso una direzione ben precisa, che è quella di sfruttare il potere terapeutico della risata, confermato da molti studi condotti nell'ambito della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia. Molte ricerche in questo settore hanno infatti dimostrato che, associando la terapia del sorriso alle terapie mediche e farmacologiche tradizionali, il percorso di guarigione è più rapido e soprattutto i risultati finali in termini di salute psicofisica del paziente sono migliori e più duraturi nel tempo.
Tale terapia, inoltre, viene spesso utilizzata con i pazienti di malattie oncologiche in fase terminale, allo scopo di rendere il decorso difficile e    inesorabile   della malattia più semplice da sostenere sia  per il paziente che per i suoi familiari. La lungodegenza e l'isolamento sociale connessi a tali tipi di malattie, infatti, rischiano di peggiorare lo stato di salute a causa proprio della mancanza di stimoli e della noia di trascorrere un tempo che sembra paradossalmente infinito pur nella tragica consapevolezza che si rivelerà eccessivamente poco.
Il Clown Dottore interviene rendendo prezioso e fruttuoso questo tempo e spostando l'attenzione su aspetti ridicoli e quindi comici anche della malattia stessa offre al paziente la possibilità di elaborare al meglio la propria situazione e di sviluppare emozioni che, contro ogni aspettativa, si rivelano alquanto positive.
Sugli aspetti tecnici e scientifici della Gelotologia, ovvero terapia della risata, vi rimando al sito dell'associazione, ciridiamosu.blogspot.it, in cui troverete molte informazioni interessanti sulla sua storia e sulle ricerche che hanno portato alla sua diffusione sempre più ampia negli ospedali in affiancamento alla medicina tradizionale. Nel sito troverete anche indicazioni su come aiutare l'associazione che ha bisogno di tutto il sostegno necessario affinchè i progetti in atto non si concludano ma possano durare nel tempo e dare vita a nuovi progetti.

Qui, invece, voglio parlarvi della mia personale esperienza con alcuni di loro, che ho avuto il piacere (parola azzeccatissima!) di conoscere grazie alla mia amata ACI.
La prima volta che li ho conosciuti, circa tre anni fa, è stato in occasione di un incontro formativo con i genitori  dei ragazzi dell'ACR, il cui tema di fondo era la Speranza. Avendo sentito parlare di loro e del loro lavoro in situazioni in cui non sempre la parola speranza sembra essere contemplabile, abbiamo pensato che potessero essere le persone adatte per destrutturare un tema così difficile ma anche dato per scontato, e per offrire ai presenti una nuova chiave di lettura della sofferenza e della possibilità di trasformarla in punto di forza.
Prendendoci ripetutamente per CRETINI e facendoci tornare, in un attimo, bambini capaci di divertirsi di fronte al Ridicolo semplice  e spontaneo, ci hanno fatto passare un paio d'ore intense e piene di spunti ricchissimi e abbiamo provato una profonda delusione al momento di doverli salutare. Portare a casa i loro nasi ci ha aiutato a sopportare meglio la separazione.
Da quel momento,  ogni volta che mi capita di incontrarli, da lontano li chiamo col nome a cui ormai sono abituati, al punto che una volta, dopo aver sentito la mia voce Fabio, uno dei più cretini, ha detto che solo qualcuno dell'ACI avrebbe potuto chiamarlo così.
Da poco, in occasione della Festa del Ciao parrocchiale, ho conosciuto anche Enrica, molto cretina pure lei, ma dolcissima, che  ha animato insieme ai bambini una favola che li ha incantati, facendoli nel contempo riflettere su atteggiamenti di emarginazione e pregiudizio spesso talmente radicati nei loro comportamenti da diventare quasi invisibili.
A conclusione di quella festa, in cui come sempre ci hanno regalato risate e allegria, ho riflettuto su una cosa: se, per dirla con P. Valery, «Amore vuol dire essere cretini insieme» io credo di amare alla follia questi clown dottori e sono certa che se aveste modo di incontrarli imparereste anche voi ad essere, irrimediabilmente e senza scampo, CRETINI!!!!  


 

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