In civiltà


Civiltà: 

- Nell’uso comune e più tradizionale, è spesso sinonimo di progresso, in opposizione a barbarie, per indicare da un lato l’insieme delle conquiste dell’uomo sulla natura, dall’altro un certo grado di perfezione nell’ordinamento sociale, nelle istituzioni, in tutto ciò che, nella vita di un popolo o di una società, è suscettibile di miglioramento. (Treccani)

- Educazione, rispetto per gli altri  (Corriere della sera)

- consapevolezza dei propri doveri e diritti civili, e il comportamento che ne consegue: civiltà stradale | cortesia, urbanità, buona educazione (Garzanti

- Contegno civile, educato; buona educazione (La Repubblica

Potrei continuare all'infinito, cercare nei dizionari di tutte le lingue del mondo la parola corrispondente al termine italiano civiltà; probabilmente troverei nuove sfumature, esempi diversi, nuovi sinonimi.
Ognuno di questi, però, condurrebbe sempre verso quell'idea di progresso, di evoluzione negli atteggiamenti e nei comportamenti che è frutto di un percorso educativo, mirato a fare crescere individui capaci di vivere e convivere in armonia con gli altri individui.
Fondamento principale di questa armonia è, ovviamente, il rispetto reciproco, che implica una capacità di comprendere il senso profondo della libertà di azione di ciascuno; questa termina laddove inizia quella altrui.
La crescita di ogni essere sociale, inoltre, avviene all'interno di uno specifico contesto ambientale, che diventa parte integrante di questa armonia, e merita cure e attenzioni costanti e quotidiane.
L'ambiente, inoltre, non è un'entità astratta  né tanto meno statica, ma si evolve al pari dell'umanità, motivo per cui le sue esigenze cambiano in funzione del progresso civile, sociale, scientifico e tecnologico.
Esempio evidente di questa evoluzione dei bisogni dell'ambiente è la necessità di rielaborare il concetto di "rifiuto" poiché l'aumento costante di prodotti plastici e comunque non biodegradabili ha determinato un incremento notevole dell'inquinamento e rischia di ridurre drasticamente lo spazio vitale necessario per tutte le specie, non solo quella che ama definirsi "umana".
Riciclare, dunque, è al momento una, se non l'unica, strada da percorrere al fine di ridurre al minimo il rischio di inquinamento anche  nell'ottica, non meno importante,  del risparmio delle risorse.
Ma per riciclare, ormai lo sanno anche i bambini molto piccoli (o forse solo loro?) bisogna necessariamente differenziare, perché un rifiuto potenzialmente riciclabile come la plastica viene deteriorato irrimediabilmente se confuso con altri rifiuti organici o addirittura tossici.
La nostra città ci sta provando, è ancora alle prime armi, ma come un bambino che sta imparando a camminare ha bisogno di essere incoraggiata, sostenuta; deve imparare che dopo una caduta ci si può rialzare e farà di ogni caduta motivo per evitarne altre.
Per farlo, però, dovrà essere una città coesa, formata da individui che siano consapevoli di quanto questo nuovo percorso sia importante e mirato al benessere collettivo.
La mente, però, non sempre riesce ad essere elastica al punto da accettare cambiamenti e stravolgimenti negli usi e nelle abitudini e questo porta, in certi casi, a una rigidità che sfiora, perdonatemi, l'idiozia.
In questi giorni, non si capisce se per contrastare l'amministrazione comunale o per rivendicare un assurdo diritto a fare come si è sempre fatto, gente poco civile si ostina a riempire gli angoli delle strade di immondizia di ogni tipo, quasi a volere erigere un monumento ai cassonetti caduti nella guerra tra vecchio e nuovo, tra caos e differenziata.
Mi risulta difficilissimo capire cosa spinga questa gente a sporcare e deturpare qualcosa che le appartiene, a non provare il desiderio di migliorare, con la pazienza che ogni processo di miglioramento richiede.
Mi chiedo, e vi chiedo, perché non ci lasciamo alle spalle questa rude inciviltà e decidiamo, una volta per tutte, di vivere armonicamente in civiltà?

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