Fratello e sorella: ieri e oggi

Buongiorno!
Oggi vorrei parlarvi di un argomento che mi coinvolge doppiamente, come madre e come figlia.
Vorrei raccontarvi come sia il rapporto tra un fratello e una sorella, maggiore il primo, minore la seconda, almeno rispetto alla mia personalissima esperienza che però trova riscontro in quello che osservo quotidianamente nei miei bambini.
Quando, dopo appena un anno dalla nascita di Luca, ho scoperto che sarebbe presto diventato figlio maggiore, un buon 90% di persone, oltre a considerarci folli e incoscienti, ci augurava che almeno fosse un altro maschio perchè, dicevano, avrebbe potuto essere un migliore compagno di giochi, e avrebbero potuto costruire un rapporto più solido e duraturo.
Salda nelle mie convinzioni assolutamente contrarie a questa ipotesi, grazie al mio vissuto, non mi sono mai lasciata intimorire da queste opinioni della gente e, dopo sette anni e mezzo, posso dire di avrerci visto giusto: Luca e Sara sono due perfetti compagni di gioco, sono complici, si cercano e non si mollano per niente al mondo, si difendono a spada tratta coalizzandosi contro il nemico adulto e, ovviamente, litigano magnificamente e poi fanno pace esattamente come due fratelli o due sorelle.
Ma procediamo per generazioni.
Parto dal raccontarvi il mio rapporto con Daniele, il mio fratello di Milano, lontano...lontano..
Due anni e otto mesi di differenza, due caratteri completamente diversi, una visione della vita a tratti completamente coincidente, a tratti abissalmente opposta, una creativià che pur essendo diversa ci lega in maniera indissolubile, una comune tendenza a inseguire la sfiga nel caso lei non ci trovasse da sola.
Provo a elencarvi le caratteristiche principali di un rapporto come il nostro:
1) venerazione da parte della piccola nei confronti del più grande, al punto da considerarlo, anche fino a età avanzata, una sorta di opinion leader su svariati argomenti;
2) forte tendenza all'imitazione che accelera il percorso di crescita della secondogenita in maniera esponenziale: quello che il primo impara a fare dopo lunghi e faticosi tentativi, accompagnati da successi e insuccessi, la seconda lo apprende già precofenzionato, senza necessariamente rischiare di imbattersi in fallimenti frustranti; si pensi alla deambulazione e al linguaggio per i primissimi anni, ma anche alla lotta per l'autonomia negli anni dell'adolescenza: il primo spiana la strada, la seconda la percorre passeggiando;
3) sadico piacere del maggiore nel prendersi gioco della sorella attraverso epiteti per niente carini, commenti spregevoli sulla sua estetica e scherzi a volte anche molto crudeli; esempio particolarmente significativo: tirare il tappeto da sotto i piedi della sorella, facendola precipitare su un tavolinetto in vetro, mandato in frantumi fortunatamente senza lesioni per la povera vittima;
4) lo scontro durissimo e senza inibizioni sia per cose banalissime, come un gioco conteso o una felpa rubata dal cassetto e riempita di profumo femminile, o tematiche profonde e serissime come la fede e la morale; mio fratello, in questo senso, è la persona con cui litigo meglio perchè entrambi ci sentiamo liberi di esprimere a pieno pensieri e convizioni con la consapevolezza che, ovunque porti la discussione, e qualsiasi emozione di rabbia o frustrazione possa scatenare, non sarà mai in grado di spezzare il legame fortissimo che ci unisce, fatto di familiarità, egregiamente costruita dai nostri genitori, ma anche e soprattutto di rispetto di ogni diversità che ci arricchisce anche quando comporta sofferenza;
5) complicità senza pari, che porta l'uno a completare le frasi e le battutte idiote dell'altra, o viceversa, a comprendersi solo con uno sguardo, a coprirsi in ogni situazione, a difendersi a spada tratta con gli adulti, anche quando non si è del tutto convinti che abbia ragione: il motto è sempre "uniti contro il nemico adulto", poi magari ci si confronta e ci si scontra  dopo, in privato;
6) confronto formativo reciproco sul mondo misterioso del sesso opposto: rapportarsi a un fratello maschio, comporta per una ragazza  il vantaggio di scoprire e sapere affrontare pregi e difetti del sesso maschile, e la stessa cosa vale al contrario;
7) la certezza che un giudizio espresso sarà sempre e comunque disinteressato e sincero, cosa che ne amplifica il valore e lo rende quasi assoluto; mi spiego meglio: quando un fratello, che non ha disdegnato di giudicare il tuo abbigliamento con sufficienza o di massacrarti per un occhiale sbagliato o una pettinatura da vecchia, ti guarda e dice "com'è bella oggi mia sorella", quel commento avrà il sapore di una vittoria a un concorso di bellezza, perchè viene espresso da una persona dell'altro sesso che non ha alcun interesse a corteggiarti o adularti e che non teme di paragonarti a un ammasso di escrementi di topo.
Tutti questi elementi, che ovviamente costituiscono solo una parte  dei mille aspetti del legame fraterno, li riscontro quotidianamente nel rapporto tra Luca e Sara:  
1) la seconda venera il fratello come se fosse l'unico uomo sulla terra, considerando Verbo tutto ciò che dice e accettandolo anche quando non le converrebbe;
2) arrivata tra noi quando Luca aveva appena un anno e mezzo, ha imparato in fretta cose che lui ancora doveva comprendere bene, e il meccanismo di imitazione, essendo entrambi molto piccoli, è stato in più occasioni a doppia mandata; il calmo e tranquillo bambolotto, incapace quasi di sollevarsi da terra senza sbattere e farsi male, mai interessato a pericoli di qualsiasi tipo, con l'esempio della piccola alpinista, ha imparato che divano può voler dire montagna affascinante da scalare, e che il mondo può essere molto più bello se guardato mettendosi in piedi sopra il tavolo della cucina;
3) sadico, come e peggio dello zio, a cui come sapete bene somiglia in maniera preoccupante, Luca lancia freddure e tiri mancini alla sorella senza pietà, come la volta in cui le ha scritto un messaggio firmandolo le tue amiche Winx, che le promettevano grandi cose se solo avesse odorato un peto del fratello;
4) anche in loro i litigi sono epocali al punto che immagino i vicini pronti a chiamare forze dell'ordine o vigili del fuoco ma sono capaci di passare dalle urla accompagnate da pugni e tirate di capelli a smancerie e abbracci come se non fosse successo niente;
5) complici fino all'estremo, fanno fronte comune contro noi e contro chiunque osi offendere l'altro o l'altra e non ammettono intrusioni nelle loro personalissime discussioni fraterne;
6) sul punto del confronto col sesso opposto, diciamo che al momento si limitano ad adeguarsi senza recrimanare alle compagnie dell'uno o dell'altra, accettando giochi solo da maschio o solo da femmina;
7) capaci di paragonarsi a molluschi dall'aspetto disgustoso, riescono poi a farsi complimenti dolcissimi che, come nel mio caso, immagino assumano un sapore speciale e indimenticabile.
Per concludere, quindi, il rapporto tra una sorella e un fratello è qualcosa di speciale, che va oltre il tempo e oltre lo spazio, che si arricchisce in ogni parolaccia che ci si lancia, come in ogni complimento.
A quasi 39 anni, continuo a venerare  mio fratello, a litigare con lui in modo quasi epocale soffrendo terribilmente finchè non abbiamo fatto pace,  continuo a considerarlo opinion leader per molte cose e pericolosamente imbranato e inadeguato per tante altre nelle quali, fortunatamente, compensa la sua pazientissima fidanzata.  Adoro ancora giocare con lui, soprattutto  a chi spara la battuta migliore fino allo sfinimento, godendo senza limiti quando si arrende alla mia ultima parola.
Per quanto io continui a massacrarlo per le sue idee diametralmente opposte alle mie, non ammetto che lo facciano gli altri e sarò sempre il suo avvocato (come mi ha sempre definito mio padre) pronta a difenderlo contro tutto e contro tutti perchè, lo sappiano tutti: 
«Lui è mio fratello, quindi non si tocca!».


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