La relazione educativa: l'ask the boy e la metafora del pescatore

Eccomi qui, come promesso, per completare la nostra riflessione sulla relazione educativa, e in particolar modo sui principi pedagogici a cui si ispira il metodo adottato dallo scoutismo.
Abbiamo già accennato alla centralità del ragazzo, non destinatario di un processo passivo e guidato da altri, ma elemento attivo e partecipante di questo processo.
Monito costante del fondatore dello scoutismo, era infatti l'ask the boy, l'invito a prestare ascolto all'educando, alle  sue esigenze, alle sue priorità.
Per approfondire questo argomento, durante l'incontro, abbiamo sfruttato la tecnica del Role Playng, affidando a due volontari rispettivmente il ruolo di capo e di lupetto, (ruoli che abbiamo poi invertito in un secondo momento). Come canovaccio da seguire ho scelto due comunissime situazioni che potrebbero comportare uno scambio anche conflittuale tra capo e ragazzo: l'assenza ripetuta alle riunioni settimanali, e la noncuranza della propria "pelliccia". 
Lo scopo del gioco di ruolo era quello di portare a riflettere sull'importanza del mettersi nei panni dell'altro, del cambiare prospettiva (per dirla con linguaggio dell'AC, di vedere le cose Sotto Sopra), al fine di aprire realmente il cuore e la mente all'ascolto.
Tale ascolto  deve essere anche mirato a individuare ciò che al ragazzo piace di più, per rendere il percorso di crescita stimolante puntando sulla valenza pedagogica del gioco e del divertimento, strumenti fondamentali dello scouting. 
«Un sorriso» diceva Baden Powell «fa fare il doppio della strada di un brontolio». 
Per un'appassionata di cinema d'animazione come me, a questo punto è tato inevitabile il collegamento con Monsters & Co,  uno dei miei  preferiti, grande capolavoro della Pixar del 2001, diretto da Pete Docter, Lee Unkrich e David Silverman.
Ambientato a Mostropoli, ha come protagonisti J.P. Sullivan (meglio conosciuto come Sulley) e Mike Wasowski, due mostri impiegati della Monsters & Co, la centrale elettrica che rifornisce di energia tutti gli abitanti della città. La fonte da cui trae questa energia sono le urla dei bambini che grazie alle doti di esperti spaventatori, riempiono intere bombole di generatori elettrici.
L'azienda, però, vive un momento di crisi, poichè i bambini del nostro tempo sono meno inclini a spaventarsi, sono più razionali e si lasciano intimidire meno dei propri predecessori.
Onde evitare il fallimento dell'azienda, quindi, il suo direttore decide di rapire dei bambini per trarre da loro il massimo delle grida, e riportare in attivo il fatturato, complice un impiegato senza scrupoli, il cui unico scopo è quello di superare Sulley, suo eterno avversario.
Uno di questi bambini, una bambina per l'esattezza,  resta per sbaglio nel mondo di Mostropoli ed entra in maniera dirompente nella vita dei due mostri che, dopo averla temuta come essere nocivo imparano a conoscerla e si affezzionano a lei al punto da rischiare la vita pur di salvarla.
Questa esperienza, inoltre,  porta i due a fare una grande scoperta che si rivelerà estremamente proficua per l'azienda e per tutta a città di Mostropoli: le risate de bambini sono in grado di produrre una quantità di energia notevolmente superiore rispetto a quella ottenuta con le loro grida.
Ecco quindi che il ruolo predominante nella centrale non è più affidato agli esperti spaventatori ma ai mostri più buffi e simpatici, il cui compito è quello di fare ridere a più non posso i bambini con scenette comiche e giochi di prestigio.
La metafora utilizzata  da Baden Powell per speigare questo punto fondamentale della sua visione pedagogica, era quella che assimilava l'educatore a un pescatore che  deve utilizzare come esca un cibo che piaccia al pesce. Egli dovrà quindi calarsi nei panni del ragazzo, chiedersi cosa puotrebbe stuzzicare maggiormente il suo interesse, stimolare la sua fantasia e mirare ad un apprendimento che sia piacevole e quindi più produttivo. Strumento fondamentale in questo senso è l'utilizzo dell'ambientazione, nella giungla, delle varie attività svolte da lupetti e coccinelle: il senso dell'avventura, il misurarsi con prove difficili ma anche divertenti e il costante  contatto con la natura, consentono di abbattere qualsiasi barriera e facilitano il percorso di crescita personale e sociale.
Crescita che, come dicevamo stamattina, deve sempre avvenire nel pieno rispetto dei tempi e delle puculiarità specifiche di ogni songolo bambino o bambina.
Per dirla con un altro grande maestro a colori, il capo non deve insegnare ai suoi ragazzi ad essere come lui, ma deve insegnare loro ad essere il meglio di se stessi. «Io non devo trasformare voi in me. Devo trasformare voi in voi! [...] La vostra forza sta nell'essere il miglior voi stessi che potete». (Kung Fu Panda 3, Dreamworks, 2016, regia Jonathan Aibel e Glenn Berger).
Quindi, come direbbe a questo punto uno scout che si rispetti, Buona caccia!


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