Due chiacchiere con the

Recentemente, durante un incontro col nostro gruppo di adolescenti, dovendo definirmi attraverso un sapore, ho scelto il the, una delle mie più grandi passioni.
Amo moltissimo il the aromatizzato, preferibilmente alla vaniglia o al bergamotto, ma non disdegno neanche il semplice e tradizionale the al limone.
Per me il the non è semplicemente una bevanda rigenerante o, come in questi giorni, un modo come un altro per riscaldare le membra infreddolite.
Per me il the rappresenta un rito che andrebbe curato nei minimi dettagli, dalle tazze alla tovaglia, dalla presentazione dei vari aromi tra cui scegliere, alle varietà di biscotti da inzuppare.
Quando penso a una tazza di the fumante, penso a tutte quelle relazioni che si sono create o rafforzate attorno a quella tavola imbandita.
Andando indietro nel tempo, i primi ricordi mi portano agli anni del liceo, durante i quali con le mie amiche affogavamo pensieri e fatiche in tazzone da 250 ml, accompagnando la leggera bevanda con  biscotti e brioche, preferibilmente spalmati di nutella, noncuranti della linea, della salute nè, tantomeno, dei periodi di penitenza conclamata. 
L'evoluzione del the liceale, si è espressa in primo luogo  negli anni dell'università, in cui l'ora del the somigliava piuttosto a un cenone di capodanno.
Partendo da una base di sei inquiline, spesso in compagnia di colleghi universitari, il più delle volte ci trovavamo a bere il the insieme in una tavolata di circa dodici persone.
Il classico, piccolo, bollitore lasciava il posto a veri e propri pentoloni d'acqua, messa a riscaldare per soddisfare le esigenze di tutta quella gente, mista per provenienza geografica, età e corso universitario d'appartenenza. Si trattava quindi di merende poliglotte, con battute e osservazioni in dialetti più o meno simili e più o meno comprensibili, dal ragusano al nisseno, dal siracusano al catanese. E si parlava di stelle, economia, ambiente, educazione, diritto.
Linguaggi diversi, ma un unico obiettivo: dimenticare libri e materie per un'ora e creare relazioni che facessero sentire un po' meno la mancanza di casa.
La versione tavolata studentesca, ha poi lasciato il posto ai primi, indimenticabili, the nella mia nuova vita da donna sposata: servizio nuovo di zecca della Thun, bollitore con annesso uccellino sibilante, tovagliette comprate appositamente, e coreografie di biscotti e cremine da spalmare. Si trattava di veri e propri meeting di sole donne, che davanti a una tazza di the parlavano di progetti realizzati o da realizzare, di conflitti, di traguardi prossimi o raggiunti. Si trattava, certamente, di momenti di relax, di momenti destinati solo a noi.
Poi...
...poi sono arrivati i bambini...
E la storia ha subito, ancora una volta, delle evoluzioni: dal the bevuto a turno da ognuna di noi, per dare braccia e attenzione ai piccoli (i miei, primi disturbatori della tradizione pomeridana), al the bevuto insieme ai piccoli, che trasformavano in brevissimo tempo la tavola accuratamente imbandita, in campo di battaglia, in cui le briciole di varia natura creavano poltiglie con le chiazze di liquido versato. Complicate più di prima, ma sempre e comunque merende indimenticabili e rigeneranti.
Nell'ultimo periodo, purtroppo, la frequenza di queste occasioni si è ridotta drasticamente, se non del tutto annullata: tra compiti dei bambini, che spesso occupano gran parte del pomeriggio, e le mie lezioni di doposcuola pomeridiano, trovare quel famoso tempo necessario, è pressochè impossibile.
Ma ieri, finalmente, tra un compito e una lezione, tra una lavata di piatti e una passata di aspirapolvere, sono riuscita a prendere il the con una delle mie compagne di tradizione preferite.
Inutile dirvi che quella tavola imbandita ha lasciato il posto a una tovaglia non proprio smacchiata alla perfezione e a quello che è rimasto delle tazze dei servizi. Le coreografie di cremine e biscotti hanno lasciato il posto ai biscotti al cioccolato per i sani e ai tristissimi biscotti privi di latte per la sottoscritta.
Ma ignare della scenografia non proprio perfetta, abbiamo cercato di goderci il più possibile quell'ora e mezza, coadiuvate da un bambolotto di quattro mesi e mezzo, bello come il sole e talmente buono da  sembrare uscito dalla fabbrica Mattel, e da altri tre che ormai non sono più tanto piccoli, e hanno tentato di gestire al meglio quel tempo che certamente è stato poco anche per loro.
Poco, ma buono.
Di certo posso dire che si può, volendo e senza pretendere troppo, trovare del tempo per un noi, che vale più di tutto il resto, del tempo per fare  due chiacchiere con the.

 

Commenti

  1. Io ormai bevo tisane. Rigorosamente senza nessuna traccia di caffeina che già sono nervosa di mio...... e la fantastica pausa poliglotta si è ridotta a due chiacchiere col marito che non vuole neanche un biscottino da accompagnare al the.....

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  2. I mariti bisogna educarl a queste cose.Qualora non fossero addomesticabili, beh, peggio per loro.

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