Le chiavi di casa


La gente molto organizzata e ordinata, quindi come potete bene immaginare non sto parlando di me, ritiene che il modo migliore per non perdere le chiavi di casa sia quello di conservarle sempre nello stesso posto. C'è chi le poggia sul mobile dell'ingresso, chi le adagia dentro uno svuotatasche insieme ad altri effetti personali, chi sfrutta i piccoli appendini creati appositamente per le chiavi. 
Io no.
Altro grosso problema, con le chiavi, è quello di trovarle quando si è in giro.
Le tecniche di posizionamento più efficaci rimandano sempre al punto di partenza:  mettere le chiavi sempre nello stesso posto, in modo da trovarle al primo tentativo. Chi sceglie la tasca interna della giacca, chi destina un vano della propria borsa (come mia madre, che invano prova da uno svariato numero di anni ad educarmi a questa sana abitudine), chi preferisce lasciarle nel cruscotto della propria auto. In ogni caso queste sono tutte persone molto, o in parte, organizzate e ordinate.
Io no.
La mia relazione con le chiavi potrebbe essere registrata sui social come una relazione complicata, fatta di continui abbandoni e ricongiungimenti, che a volte si realizzano anche dopo settimane, se non mesi (credeteci, non sto esagerando).
La mia tendenza al disordine scomposto, che io preferisco però chiamare creatività, mi porta a scegliere ogni volta nuove dimore per le mie chiavi, dimore generalmente estemporanee, scelte in frazioni di tempo talmente brevi da non potersi in alcun modo fissare nella memoria. Tra le scelte più creative, credo che il frigorifero meriti senz'altro il primo posto nella classifica. In confronto la vasca da bagno, il cassetto della biancheria e la spazzatura sembrano appena più che banali.
Nessuno però potrebbe mai credere al fatto che io perdo le chiavi soprattutto in un caso, e cioè quando le metto in quello che, secondo il sentire comune, sarebbe il  posto giusto. Più di una volta mi è capitato di posizionarle nella famosa taschina interna della borsa tanto cara alla mia mamma. Il problema grosso è che, essendo così abituata a lasciarle ovunque, la mia memoria rifiuta di concentrarsi sul fatto che, per un volta, il mio cervello abbia potuto compiere la scelta giusta.
Non vi dico cosa accade quando avviene il ritrovamento, specialmente se il periodo di separazione ha raggiunto livelli estremi: sorrisi, abbracci in famiglia, festeggiamenti!
A mia discolpa, però, voglio appellarmi a un fattore che qualsiasi tribunale giudicherebbe non irrilevante: il difetto genetico!
Oltre a una serie lunghissima di pregi e difetti, infatti, sono riuscita ad ereditare da mio padre anche questo insano e conflittuale rapporto con le chiavi di casa (e non solo quelle) cosa che aggiunge tasselli alla disperazione di mia madre che si chiede cos'altro avrebbe potuto fare per migliorarci.
Ma contro la genetica, si sa, si può fare ben poco!
Mio padre lascia le chiavi in ogni dove, perde misteriosamente il cellulare e ringrazia quotidianamente in cuor suo il santo inventore delle chiavi di scorta (che, diciamolo pure, non sono esenti dallo smarrimento coatto).
Ma come sapete bene, nessuno dei miei post nasce dal nulla, quindi sono costretta a raccontarvi l'ennesimo episodio di smarrimento, risalente a circa un'ora fa.
In maniera del tutto inaspettata e inusuale, siamo riusciti a uscire di casa in un orario decente, anche grazie al reperimento rapidissimo delle chiavi. All'arrivo a scuola, dopo  il normale saluto coccoloso con i bimbi,  una  ben conosciuta sensazione di vuoto ha invaso la mia coscienza: le chiavi, che prima avevo, erano scomparse più rapidamente di quanto fossero apparse prima di uscire di casa. 
Mi piacerebbe lasciarvi la curiosità sul luogo del ritrovamento, ma sono troppo buona per non soddisfare  subito le vostre domande.
A causa del brutto vizio di tenerle in mano, non mi sono accorta che erano scivolate nel sacchetto della merenda di Luca, motivo per cui ho dovuto chiedere il permesso di rientrare a scuola, controllare in entrambi gli zaini dei bambini i quali, con lo stesso tono rassegnato e lo stesso sorriso di rimprovero, mi hanno detto: «Mamma! Le chiavi nel sacchetto del panino!!??».
E che ci posso fare? Potrei forse promettere di migliorare a 38 anni?

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