Mamma, lo sai come si chiama questo?

Buon pomeriggio!
Comincio da una domanda. Quando qualcuno vi fa arrabbiare o compie gesti che violano in qualche modo la vostra persona e la vostra pazienza, come reagite? A me capita di usare espressioni del tipo: «Lo sai come si chiama questo?» seguite da svariate risposte adatte, di volta in volta, alla situazione specifica: «Si chiama non ascoltare le persone», «Si chiama mancanza di rispetto» oppure ancora «Si chiama dire le bugie» e credo di usare spesso questo invito alla riflessione sui propri errori con i miei figli. Me ne sto accorgendo in questo periodo poichè Luca ha iniziato a contraccambiare con la stessa moneta, reagendo in maniera molto simile ogni qual volta sente di essere stato contraddetto o rimproverato, a parer suo, ingiustamente.
Oltre a sfoderare un labbruccio inferiore sporgente in stile "cucciolo indifeso attaccato da adulto prepotente",  sfoggia la sua "esperienza" di oratore pescando dal suo cappello magico risposte mozzafiato in grado di spiazzarci e lasciarci incapaci di un qualsiasi tipo di contrattacco.
L'altra sera, ad esempio, dopo un rimprovero (peraltro neanche particolarmente intenso) di Samuele, Luca si è girato verso di lui e, con tono severissimo, gli ha detto: «Papà, non sono più tuo figlio! Perchè non si tratta così un bambino come me!» e dopo una breve pausa ha anche aggiunto: «E allora io cosa dovrei fare? Romperti tutte le tue sigarette?». A questo punto è calato il silenzio e Samuele ha capito di non potere replicare.
Altre volte usa invece la tattica del "lo sai come si chiama questo?" riuscendo ugualmente a lasciarci senza parole o a costringerci ad una risata  convulsiva e sotterranea (mai farsi scoprire!!). Se, poi, il passaggio alla fase offensiva è corredato da strafalcioni linguistici, la risata esce fuori senza alcun ritegno.
Episodio di ieri sera.
Convinto a passare una nottata nel suo lettino (argomento su cui dobbiamo ritornare al più presto!) Luca pretendeva di portare con sè uno svariato numero di oggetti tra cui uno zainetto a tracolla e la cintura dell'accappatoio di sua sorella! Non so per quale motivo, si rifiutava categoricamente di rinunciare alla cintura e non riusciva ad accettare i miei tentativi di dimostrargli che poteva essere molto pericoloso dormire con una cintura di spugna in mano. Poichè ovviamente non potevo in alcun modo accontentarlo, gli ho tolto la cintura provocando il suo pianto e le sue rimostranze.
A un certo punto, dopo avere elaborato la risposta nella sua testolina pericolosa, mi ha detto:
«Mamma! Lo sai come si chiama questo? Si chiama maleducamento!».
Incapace di trattenermi, sono scoppiata in una risata fragorosa che ha fatto ridere anche lui. 
Mi piace pensare però che maleducamento non fosse un errore linguistico ma un nuovo conio per rendere un'idea di cui nel vocabolario esistente Luca non riusciva a trovare una definizione adatta! 

Commenti

  1. ahah bellissimo maleducamento:-) Anche il mio quando si arrabbia replica con quello che gli insegniamo noi e ci spiazza:-)

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